Il solstizio (in latino solstitium, composto da sol-, “sole” e -sistere, “fermarsi”) d’inverno è uno degli eventi astronomici più significativi dell’anno. Si verifica intorno al 21 o 22 dicembre nell’emisfero nord (e al 20 o 21 giugno nell’emisfero sud), segnando il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno. Questo fenomeno segna il momento in cui il Sole raggiunge il punto più basso rispetto all’orizzonte, dando inizio ufficialmente all’inverno astronomico. Questo evento non è solo un evento di grande importanza sia scientifica ma anche spirituale e simbolica.
La Scienza del Solstizio
Il Solstizio d’Inverno avviene quando l’asse terrestre è inclinato al massimo rispetto al Sole, con il Polo Nord inclinato lontano da esso. Questo fenomeno provoca il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno. Dopo questa data, le ore di luce iniziano gradualmente ad aumentare, simboleggiando il ritorno della luce e l’inizio di un nuovo ciclo.
Il Solstizio nelle Tradizioni Culturali
Il solstizio d’inverno, simbolo universale di rinascita e trasformazione, è stato celebrato in molte culture come un momento di speranza, in cui si assiste al ritorno della luce e alla vittoria sulla notte. Già in epoca preistorica, il solstizio d’inverno veniva celebrato in luoghi sacri come le costruzioni megalitiche della Gran Bretagna e dell’Irlanda, le incisioni rupestri in Iran e nella Val Camonica in Italia. Questi luoghi, segnati da precisi allineamenti astronomici, testimoniano l’importanza di tale evento sia a livello rituale che nel ritmo della vita umana, con il sole che, come astro centrale dei cicli naturali, scandisce la giornata e determina, in agricoltura, i tempi della germinazione e della fruttificazione.
La Nascita della Luce
Dal 21 al 25 dicembre, diverse civiltà hanno celebrato la nascita di divinità legate alla luce, alla salvezza e alla resurrezione, spesso nate in luoghi simbolici come grotte sottolineando il legame tra la nascita e il ritorno della luce.
In Egitto, ad esempio, si festeggia la nascita del dio Horus, figlio di Osiride, che rappresenta la rinascita del sole. Allo stesso modo, in molte altre culture, come quelle mesopotamiche, greche, precolombiane, indiane e persiane, la nascita di divinità come Quetzalcoatl, Dioniso, Krishna e Mithra coincideva con il solstizio Questi miti riflettono il tema universale del legame tra luce e divinità che ritorna sempre come un simbolo di speranza per l’umanità.
La Connessione tra Cosmo e Coscienza
Studi recenti in neuroscienze e psicologia transpersonale, come quelli di Stanislav Grof, hanno cominciato a esplorare come la connessione profonda con la natura e l’universo influenzi la nostra psiche.
Grof ha esplorato l’idea della coscienza, come un fenomeno che non è confinato solo al cervello, ma come qualcosa che si estende in relazione a tutto ciò che ci circonda e che i cicli naturali, come il solstizio, possano fungere da catalizzatori per la trasformazione interiore.
Ha infatti osservato come le persone che affrontano esperienze psichiche profonde, come quelle vissute durante il solstizio o altri eventi naturali significativi, tendano a emergere da queste esperienze con una percezione più acuta della loro interconnessione con l’universo. Questo approccio suggerisce che l’introspezione che avviene in questi momenti può essere catalizzante per un risveglio interiore, aumentando la consapevolezza spirituale.
Il Solstizio come Portale Energetico
In molte tradizioni esoteriche, il solstizio è visto come un “portale” energetico. Le antiche culture, dai druidi alle civiltà mesopotamiche ed egizie, consideravano questo momento come un’opportunità per il rinnovamento spirituale. Il rallentamento del ciclo della luce, seguito dal suo ritorno, è interpretato come una metafora per la trasformazione della coscienza: si attraversa il “buio” o l’incertezza, per arrivare gradualmente verso la luce, che simboleggia la consapevolezza e l’illuminazione.
In particolare, l’antica tradizione egizia legava il ritorno della luce al mito di Osiride e alla sua risurrezione. Il Solstizio rappresentava un portale che permetteva la transizione da una fase di oscurità a una di rinnovamento.
Un Momento di Rinnovamento
Il solstizio d’inverno, in tutte le sue manifestazioni culturali e simboliche, rappresenta un potente momento di transizione, un passaggio dall’oscurità alla luce, dalla morte alla rinascita. Le antiche celebrazioni legate alla nascita di divinità solari o di salvezza riflettono il bisogno umano di ritrovare fiducia e speranza, di superare la paura dell’oscurità per accogliere il ritorno della luce.
Che si tratti della psicologia transpersonale di Grof o delle antiche tradizioni spirituali, di una riflessione interiore o di un rituale di purificazione, il solstizio offre l’opportunità di esplorare la nostra interconnessione con l’infinito e di risvegliare parti di noi dormienti.
In questo periodo, le energie sottili sono particolarmente forti, e ci offrono un’opportunità unica per rinnovare la nostra connessione con il Divino. È il tempo di riscoprire la propria essenza e di entrare in sintonia con il respiro stesso dell’universo.
In questa prospettiva, questo evento astronomico diviene un reale portale energetico, un momento di potenziale evolutivo.
Anne Givaudan e Daniel Meurois, nei loro libri, riportano dalle memorie dell’Akasha un rituale sacro praticato durante il regno di Akhenaton. Questo rituale, poi adottato dai terapeuti esseni per la consacrazione dei bethsaid – i loro luoghi di pratica e guarigione – rappresentava un’occasione solenne per rinnovare il patto d’amore e di alleanza con il Divino. In questo contesto, la purificazione e la consacrazione non riguardavano solo il santuario fisico in cui operavano, ma anche lo spazio interiore del terapeuta stesso.
Rituale per il Solstizio
Preparazione: Il giorno prima del solstizio, sistema un’abbondante presa di sale marino agli angoli della stanza dove lavi energeticamente. Il sale ha la funzione di assorbire e dissolvere eventuali energie residue nella dimensione eterica della stanza.
Fase 1: Purificazione
- Il giorno del solstizio, utilizza un buon incenso o una treccia di salvia bianca per fare tre giri completi della stanza in senso orario.
- Ripeti il triplice giro tenendo in mano una piuma. Con essa, traccia dei segni nell’aria, come:
- La croce ansata (croce della vita egizia), simbolo di fecondità ed equilibrio.
- La croce cristica o altri simboli che risuonano con la tua sensibilità personale.
La piuma, per la sua struttura, è considerata un potente sensore di energia sottile. Si consiglia una piuma abbastanza grande, come una penna d’oca.
Fase 2: Accensione della Fiamma
- Accendi una fiamma al centro della stanza. Puoi usare una candela, preferibilmente semplice da maneggiare.
- Siediti di fronte alla fiamma, prenditi il tempo per ricentrarti.
- Passa rapidamente le mani aperte sopra la fiamma e portatele sopra il capo, con i palmi rivolti verso il basso. Muovi le mani dalla parte anteriore alla parte posteriore del capo. Ripeti il movimento tre volte.
Questo gesto purifica l’aura eterica, mettendola in sintonia vibratoria con l’elemento Fuoco. Va compiuto con autentica comunione verso lo spirito del Fuoco.
Fase 3: Preghiera o Invocazione Affidati alla tua sensibilità per creare un momento di connessione spirituale. Se lo desiderate, puoi recitare l’inno seguente, risalente ai terapeuti della cerchia di Akhenaton:
Tu, Sole dell’Increato,
benedici e consacra questo luogo,
non come luogo di potere,
ma come un punto di equilibrio,
di condivisione, di consolazione e di equità.
Tu, Sole dell’Increato,
abita questo corpo e questo cuore,
queste mani e questa bocca,
non come tuoi servitori soltanto,
ma come tuo tempio perfetto.
Fase 4: Meditazione Concludi il rituale con un momento di meditazione silenziosa, lasciando che l’energia del luogo e degli elementi ti avvolga e ti rinnovi.